Diploma in cella – i pentiti di mafia al Liceo Artistico Canova di Vicenza
A settembre al via la sezione penitenziaria del Canova di Vicenza. Il progetto ha ottenuto il via libera dalla Regione. Una trentina di collaboratori di giustizia detenuti a San Pio X seguiranno le lezioni teoriche ed i laboratori.
Diploma in cella – i pentiti di mafia al Liceo Artistico Canova di Vicenza.
Il Canova entra in carcere. A settembre l’istituto di via Astichello avrà una classe in più composta dai detenuti della casa circondariale di San Pio X, tutti ristretti collaboratori di giustizia rinchiusi in un corpo separato dello stabile di via Dalla Scola che ospita circa quarantacinque pentiti di mafia provenienti da ogni parte d’Italia. Di questi una trentina si iscriverà al liceo artistico indirizzo arti figurative frequentando la sezione penitenziaria negli spazi del carcere che dovranno essere ripensati alla luce delle altre attività trattamentali, ma anche per consentire lo svolgimento delle lezioni e dei laboratori quattro giorni a settimana, mattina e pomeriggio, per un totale di ventitré ore settimanali. L’offerta formativa che rientra tra le azioni del Cpia, il Centro per l’istruzione degli adulti, avrà durata triennale ricalcando il modello delle scuole serali, ed è frutto di un accordo tra il dirigente del Canova, Domenico Caterino, i docenti della scuola e il direttore del carcere, Fabrizio Cacciabue. “E’ una scelta coerente con la nostra Costituzione che riconosce il senso e il valore dell’istruzione come diritto della persona – spiega Valerio Nuzzo, professore di filosofia e referente del progetto insieme ai colleghi Giuseppe Vigolo, Paola Romagna e Andrea Moret, quest’ultimo presidente dell’associazione Egea Aps – al Canova da anni promuoviamo iniziative a favore della legalità e della cittadinanza attiva in linea con il piano per le persone private della libertà promosso dal Comune e sostenuto dagli ex assessori al sociale Isabella Sala e all’istruzione Umberto Nicolai”. “L’obiettivo – interviene il dirigente Domenico Caterino – è rieducare al rispetto reciproco coloro che attraverso la violenza si sono resi protagonisti di atti che hanno deturpato il senso della bellezza”. Per la casa circondariale l’attivazione del liceo artistico che in commissione d’ambito ha ricevuto il sì della Regione Veneto e che consentirà ai detenuti di conseguire un diploma legalmente riconosciuto rappresenta una novità assoluta. “In tutte le carceri è previsto che si possa acquisire la licenzia media e frequentare alcuni indirizzi di scuola superiore- dichiara il direttore Fabrizio Cacciabue – finora però a Vicenza non si era mai pensato ad un percorso basato sull’arte che è una disciplina fondamentale nel trattamento rieducativo. Partiremo a metà settembre, nel frattempo ci stiamo occupando dell’organizzazione, siamo stati costretti a spostare alcune attività e a metter mano anche alle giornate dedicate ai colloqui con i parenti che si svolgono il lunedì e il giovedì”. Tra i trenta e i quarant’anni, i futuri allievi della sezione penitenziaria hanno alle spalle storie drammatiche. “Sono collaboratori di giustizia con trascorsi in organizzazioni criminali e stanno in carcere da diversi anni, alcuni devono scontare l’ergastolo – precisa il direttore – hanno però grandi risorse personali, intelligenza e voglia di fare”. “Riprendere in mano i libri da adulti non è facile, in più i detenuti dovranno conciliare la frequenza in classe con gli impegni di giustizia – interviene Valerio Landro, funzionario giuridico- pedagogico della casa circondariale di San Pio X. che si occupa dell’aspetto formativo del percorso – la proposta sarà comunque coinvolgente, l’arte ha in sé una forte valenza educativa e contribuisce alla crescita e alla responsabilizzazione della persona sviluppando senso critico”. Anche per questo accanto alla teoria ad essere privilegiati saranno i laboratori di figurazione e di discipline plastiche e scultoree. “Partiamo dal presupposto – conclude Nuzzo – che l’arte possa ispirare un processo di ripensamento del sé in funzione dell’altro”.(Anna Madron)
IL GIORNALE DI VICENZA – Martedì, 14 giugno 2018