Adorazione del bambino
Tra le Natività più belle della storia dell’arte si annovera l’Adorazione del Bambino di Gerrit van Honthorst (Utrecht, 1592 – 1656), noto in Italia anche come Gherardo delle Notti, per la sua propensione a dipingere toccanti ed evocative scene notturne.
Proprio come questa Adorazione: si tratta di uno splendido notturno, realizzato dall’artista tra il 1619 e il 1620, che emana una meravigliosa pacatezza: pare traboccare dall’intero dipinto una sensazione di calma divina che entra nei nostri cuori e nelle nostre menti. Un’atmosfera ovattata e quasi magica, come solo la notte di Natale sa trasmettere. Questo senso di serenità è maggiore se l’osservatore si concentra sui volti dei personaggi raffigurati nell’opera: le quattro figure ai lati della tela, ovvero la Madonna, san Giuseppe e due angioletti, sono in adorazione del bambino appena venuto al mondo, che occupa il centro della scena. Lo sguardo di Maria, come quello degli altri tre personaggi rappresentati, è costantemente rivolto verso Gesù Bambino, posto sulla paglia di una piccola mangiatoia ricoperta da un panno bianco. Il viso della Vergine è quello di una giovane ragazza dai lineamenti teneri e delicati, che con gli occhi rivolti verso il basso, quasi socchiusi, e la bocca che abbozza un dolce sorriso, venera il suo bambino, esprimendo l’infinito amore che una madre prova per la sua piccola creatura. Mentre è in atto di adorazione, solleva finemente i due lembi del panno in segno di protezione: probabilmente il pittore ha raffigurato l’attimo immediatamente precedente al momento in cui la madre avvolge il bambino con il lenzuolo. Leggermente più indietro rispetto alla Madonna, ma sempre sulla parte destra della tela, è rappresentato san Giuseppe: il suo volto, come da iconografica decisamente più maturo rispetto a quello di Maria, è incorniciato da una folta barba, ma i suoi occhi, socchiusi come quelli del personaggio femminile, esprimono amore, gioia e tenerezza, attraverso un’adorante espressione bonaria.
La parte sinistra della tela è occupata da due angioletti con sembianze di fanciulli. Uno abbigliato con una veste di colore azzurro sta ammirando il bambino (è l’unico personaggio posto perfettamente di fronte a Gesù) e tiene le mani incrociate sul petto in segno di umiltà, l’altro abbigliato con una veste di colore giallo, con orli intagliati e ricamati e una cintola di colore rosso, tiene le mani giunte e guarda il pargoletto tenendo la bocca semiaperta in un’espressione trasognante. La scena intima e raccolta è avvolta da una luce che emana dal panno bianco e dal bambino stesso e illumina in particolare i volti dei personaggi che gli stanno attorno. Un espediente che proviene certamente dalla lezione caravaggesca: ad essere in primo piano sia dal punto di vista della composizione del dipinto che dal punto di vista simbolico sono le figure illuminate a tutto tondo, il cui bagliore si propaga al resto del dipinto, crea un gioco di luci e ombre, tipico dello stile dell’artista olandese, in grado di far fuoriuscire dall’oscurità figure della tela attraverso un traboccante bagliore di luce proveniente da una candela o da un personaggio divino. Le sue opere sono per la maggior parte notturni con la presenza di fonti di luce artificiali o divine che illuminano delicatamente la scena: è dovuto a ciò l’appellativo di Gherardo delle Notti. L’Adorazione del Bambino di van Honthorst è conservata alle Gallerie degli Uffizi, a Firenze.